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Report mensile
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La sala era quasi piena, ma Massimo, il Capitano, si guardava intorno con un’espressione seria. Non era deluso, piuttosto, concentrato. Sapeva che quella che stava per tracciare, insieme al Professore non era una semplice analisi mensile, ma una vera e propria rotta di trading, una traiettoria costruita per navigare oltre l’estate, verso un autunno ancora incerto.
“Siamo solo in cinquanta…” dice quasi tra sé, “speriamo che gli altri ci seguano in differita, perché oggi si lavora sulla rotta, non sul tempo. Oggi lavoreremo sulla pianificazione profonda e la gestione del portafoglio ad un livello superiore, con l’obiettivo di definire una strategie di trading per il prossimo futuro”.
Il tono non era preoccupato, ma deciso. L’atmosfera era quella di un ponte di comando prima della partenza; nessuna tempesta in vista, ma la corrente è forte e la navigazione richiedeva lucidità per affrontare i mercati finanziari.
Proprio da lì è partito il suo primo intervento.
Non da una notizia, non da un grafico, ma da un episodio accaduto il giorno prima, quando Massimo, quasi per caso, si era imbattuto in una chat pubblica fra trader. Un flusso disordinato di messaggi in cui si riflettevano, in modo quasi scolastico, tutti i classici bias cognitivi che affollano la mente del trader nei momenti di incertezza. Messaggi come: “Ragazzi, lunedì sarà un nuovo lunedì nero”. Attenzione alla riapertura dei mercati perché, stanotte, si balla” “Ragazzi, appena apre a mezzanotte avete pensato a coprire le posizioni sul petrolio? Sarà un nuovo bagno di sangue”.
“Sovrastima degli eventi recenti, interpretazione selettiva, ansia condivisa, tendenza all’imitazione: tutto dentro una manciata di righe”. Massimo ha commentato con tono ironico ma affilato, spiegando come quelle dinamiche, pur umane e comprensibili, fossero pericolose trappole mentali nel trading, soprattutto se alimentate da ambienti informativi non filtrati.
Il vero problema, dice, non è tanto la notizia, quanto il modo in cui la interiorizzi. Chi cerca “comunella” nel trading spesso finisce per smarrire la propria rotta, perché, senza un filtro oggettivo e strutturato, anche la migliore intenzione si trasforma in contagio emotivo. Ecco allora il senso dell’incontro: tracciare una direzione chiara, costruire operazioni solide e resistere all’impulso di agire per paura. Non è una lezione teorica, ma una strategia di navigazione contro i bias autosabbotanti e le distorsioni cognitive che fanno perdere soldi con il trading.
Sul tavolo del centro di comando del Circolo degli Investitori, il Capitano ed il Professore, dispiegano tre mappe su cui tracciare le prossime rotte operative per un ambizioso disegno d’investimento su: caffè, zucchero e cotone.
Tre direttrici operative per l’analisi di mercato. Tre bussole da consultare. Ma prima Massimo, il Capitano, lancia un messaggio chiaro, quasi un’ancora mentale per i presenti : “Quando leggiamo i fondamentali, quando interpretiamo le fasi di mercato, non dobbiamo cercare conferme delle nostre idee, dobbiamo concentrarci sull’esatto contrario: i motivi per cui potremmo sbagliarci”. E Manlio, il professore, annuisce, senza togliere gli occhi dalla slide: “Se capiamo i fondamentali, restiamo in equilibrio anche quando il vento cambia, e nessuna turbolenza, ci coglierà di sorpresa gettandoci nel panico: restiamo sulla rotta con lucidità”.
L’impatto degli eventi geopolitici è stato subito messo alla prova. La risposta iraniana agli attacchi americani si era limitata a un paio di missili verso basi in Qatar, un gesto più politico che militare, quanto basta per salvare l’orgoglio, senza compromettere i rapporti energetici globali. “Hanno reagito senza compromettere Hormuz, e il mercato del petrolio ha capito” sintetizza Manlio. Il prezzo del petrolio, osservato speciale di luglio, ha fatto un tonfo, un ribasso improvviso, feroce, dell’8,25% in un solo giorno. Un movimento che ha riportato la posizione della scuola sotto il livello di guardia, o meglio OTM, come sperato, come previsto.
Eppure, il Capitano non si esalta. Tiene i piedi sul ponte e lo sguardo sull’orizzonte. “L’obiettivo, ragazzi, è sempre uno: non dover correggere. Costruire operazioni talmente solide che resistano, che navighino da sole, anche se il vento gira”.
Il rischio resta. La volatilità giornaliera è intorno al 4%, e può esplodere all’8% su due deviazioni standard. Ma per ora, la barca tiene.
Se il greggio è l’elefante nella stanza, i coloniali sono le farfalle che anticipano le stagioni. E tra le onde dei coloniali, il caffè è quello che più assomiglia a un vecchio marinaio testardo. Anche se il prezzo del caffè sale, la domanda non molla: perché la caffeina, si sa, è la droga legale più diffusa al mondo.
“Vuoi una definizione vera di domanda anelastica?” aggiunge Massimo: “È quando anche se il prezzo raddoppia… il caffè te lo bevi lo stesso”. Qui la rotta parte dai fondamentali puri del caffè: chi lo produce, dove, quando, e soprattutto, che tipo di caffè. Arabica o Robusta? Se il Vietnam, secondo produttore al mondo, subisce un uragano ma coltiva solo Robusta (non tradabile in opzioni), l’impatto sui prezzi Arabica sarà… relativo.
La situazione attuale è più tranquilla. Le piogge si sono calmate, le scorte stanno tornando, ma i premi sulle call restano succosi. “Ricordate…” spiega sapientemente il professore: “il caffè è un po’ fetente, quando parte, parte. Quindi la nostra strategia in opzioni deve essere blindata con strike adeguati, ROE elevato e margini sempre sotto controllo”.
Un’operazione costruita con cura: 180 giorni di distanza e oltre 1000 dollari di premio, margine sotto i 5000 euro, e, soprattutto, ben lontana dalle aree di prezzo “pericolose”. Una vela aperta nel mare del medio termine, col le mani salde sul timone.
E, mentre il chicco brasiliano ci permette di mantenere salda la rotta, Massimo e Manlio tirano fuori una nuova mappa…c’è un altro asset che si muove silenzioso tra i fondamentali.
Non è un bene anelastico, ma spesso dimentichiamo quanto sia strategico. Lo zucchero ha un’anima duplice. Lo vedi e pensi: è solo un dolcificante. Ma sotto la superficie si muove un meccanismo più complesso: due piante diverse (canna e barbabietola), due emisferi produttivi, due mercati, e un legame a doppio filo con… il petrolio. Sì, perché dal succo della canna da zucchero si estrae anche etanolo, biocarburante.
E in Brasile, dove si sviluppa il 40% della produzione globale di zucchero, l’etanolo è una realtà concreta. “Quando sale il petrolio sale, di conseguenza, anche la domanda di etanolo, e quindi, per effetto indiretto, può salire il prezzo dello zucchero” dice Manlio.
Ma oggi il petrolio è sceso. E con esso, la pressione sullo zucchero si è allentata. La tendenza? Leggermente ribassista.
Volatilità contenuta, struttura a termine in contango, premi più bassi, ma anche rischi più gestibili. Siamo pronti a spiegare le vele di rinforzo alla nostra navigazione: una strategia in opzioni con 420 dollari di premio, scadenza dicembre. Margini operativi bassissimi, un ROE invidiabile, un payoff scolpito nel vento. Un’operazione “tranquilla”, ma strategicamente importante per tenere equilibrato il portafolgio. Massimo dice: “Lo zucchero non fa scintille. Ma si comporta bene in squadra, è come quel difensore che non vedi, ma che salva la partita”. Ma anche il miglior difensore ha bisogno di copertura, e la copertura, in questo caso, si chiama equilibrio ciclico.
Ecco perché l’ultima vela da issare è quella più leggera… ma anche la più esposta: il cotone.
A differenza del caffè, il cotone è sensibile. Troppo. Quando le economie rallentano, lui è il primo a perdere terreno. Un bene voluttuario, ciclico, che compete direttamente con le fibre sintetiche (figlie del petrolio). “Quando il prezzo del petrolio scende, le fibre sintetiche costano meno, e allora il cotone lo lasci sullo scaffale” aggiunge Massimo. India, Cina e USA, i tre giganti produttori, stanno aumentando l’offerta, la domanda, invece, arranca. Il risultato? Una tendenza ribassista sostenuta da fondamentali concreti. Nel portafoglio della scuola è già attiva una strategia in opzioni sul cotone che Massimo e Manlio mostrano in diretta ai soci del Circolo degli Investitori.
I margini molto gestibili: il quadro è sotto controllo. Manlio si affretta a dire: “Con il cotone non ci servono imbracature o reti, è importante una buona lettura dei fondamentali e strike blindati. Siamo lontani, tranquilli, con un payoff pulito”. Un’operazione semplice ma solida, proprio come deve essere, quando si lavora per costruire un portafoglio robusto.
Tre operazioni. Tre segmenti di mercato. Ma è solo un pezzo del quadro. Perché nessun asset vale da solo; è l’insieme a fare la differenza, ed è qui che entra in gioco il vero protagonista invisibile di ogni strategia di trading: il portafoglio.
Massimo lo ha detto a metà incontro, ma il concetto è tornato più volte. Il trader non è l’attaccante solitario in cerca del gol della domenica, è l’allenatore di una squadra, e la sua squadra è il portafoglio. “Il portafoglio non è la somma delle operazioni, bensì la loro armonia e ogni asset deve essere scelto in funzione del contesto e della squadra”.
Ecco perché anche il petrolio, pur al centro di uno shock geopolitico, è stato gestito senza panico. Ecco perché ogni operazione, caffè, zucchero, cotone, è stata pensata per integrarsi nel loop temporale e nella stratificazione per comparti. È un lavoro di architettura, di equilibrio, di controllo. Quando le condizioni cambiano, non si cambia rotta all’ultimo secondo. Si resta al timone, si osserva, si interviene solo se serve, con metodo, non d’istinto. Un’armonia costruita nel tempo, calibrata giorno dopo giorno, con regole chiare, analisi condivise e il coraggio di aspettare. Proprio come una squadra che si prepara al campionato, anche quando lo stadio è vuoto.
La rotta è tracciata. Ora tocca a noi: tre operazioni, tre analisi, un solo metodo di trading. Dopo due ore di navigazione tra fondamentali, grafici e payoff, l’equipaggio è pronto.
Massimo e Manlio, il Capitano e il Professore, hanno tracciato la rotta. Il mare è ancora aperto, la tempesta, forse, è passata. Ma le onde, quelle, ci saranno sempre. Massimo conclude dicendo: “L’obiettivo non è prevedere tutto, ma progettare operazioni di trading in modo tale da non dover intervenire. E se poi, come sempre accadrà, il mercato ci dovesse girare contro, dovremo possedere gli strumenti e i nervi saldi per valutare la minaccia con lucidità”.
Nel trading, come in mare, si cresce imparando a conoscere i venti, i fondali, le correnti, e scegliendo ogni volta le vele giuste, il carico giusto, l’equipaggio giusto. La prossima mareggiata non la conosciamo, ma la nave è pronta, le vele sono issate, e il porto più sicuro… è un metodo di trading che tiene.
Mercoledì 16 luglio – Ore 20:00
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Se non impari a dominare la mente del trader, sarà lei a dominare te.
E ti porterà a sbagliare. Sempre.
Massimo De Gregorio & Manlio D’Ortona
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